Nella nostra cultura, durante il processo educativo dei
bambini e degli adolescenti noi insistiamo quasi esclusivamente su un tipo di
educazione formale, razionale, informativa. Insegniamo nozioni che diventano via
via sempre più complesse, tutte basate sul linguaggio, o tutt’al più (ma sempre
più raramente) sull’abilità manuale. Esse stimolano prevalentemente l’emisfero
sinistro, l’astrazione, la razionalità, il giudizio. In una parola, informano.
Ciò che fa di noi un individuo pienamente adulto però non può
essere solo la quantità di informazioni che abbiamo accumulato. Anche la vita
emotiva andrebbe esplorata, sviluppata, educata. Altrimenti diventiamo adulti
informati ma internamente rimaniamo fragili, esposti alle tempeste emotive,
reattivi nelle relazioni come bambini. Esposti alla manipolazione, al ricatto
emotivo, incapaci di vere relazioni, specialmente quando si tratta di passare
dal piano mentale a quello del ‘sentire’, dallo scambio di informazioni a
quello dei vissuti, dai rapporti formali a quelli intimi.
Un’educazione emotiva
dovrebbe insegnare a:
Distinguere e apprezzare l’intera gamma delle emozioni (da
quelle che causano maggiori sofferenze individuali e sociali, come rabbia e
paura, a quelle che sono più espansive e costruttive, come la gioia)
Sviluppare la capacità di accettarle, gestirle, esprimerle, prenderne
le distanze, trasformarle, soprattutto comprenderne la natura transitoria
Costruire un ponte tra corpo / emozione/ immagine di Sé, in
modo che ognuno possa costruirsi un vissuto di se stesso realistico, chiaro
nei suoi confini, consapevole. Su tale vissuto si basa l’autostima.
Imparare a decodificare, all’interno delle relazioni col prossimo, i meccanismi
delle proiezioni, delle manipolazioni e delle identificazioni (che causano
rapporti malsani), e sviluppare al loro posto attitudini empatiche profonde. La
capacità di ascoltare e ascoltarsi, la capacità di mettersi ‘nei panni’ altrui,
di sintonizzarsi sull’interlocutore senza perdere il contatto con se stessi,
diventerebbero la base per rapporti sani, pacifici ed equilibrati sia con i
propri simili che con l’ecosistema.
Oltre a produrre rapporti umani disastrosi e conflittuali, la
mancata educazione emotiva/empatica produce persone anaffettive e insensibili,
violente, egoiste e infantili, incapaci di valutare le conseguenze delle
proprie azioni sugli altri e sull’ambiente.
Le sfere del lavoro, della politica, dell’economia, dei
media, ma anche della quotidianità, sono spesso controllate da individui privi
di un’adeguata educazione emotiva, che causano danno e dolore a se stessi, ai
figli, al loro prossimo e all’ambiente il cui benessere dipende dalle loro
scelte.