martedì 15 gennaio 2019

Educazione emotiva



Nella nostra cultura, durante il processo educativo dei bambini e degli adolescenti noi insistiamo quasi esclusivamente su un tipo di educazione formale, razionale, informativa. Insegniamo nozioni che diventano via via sempre più complesse, tutte basate sul linguaggio, o tutt’al più (ma sempre più raramente) sull’abilità manuale. Esse stimolano prevalentemente l’emisfero sinistro, l’astrazione, la razionalità, il giudizio. In una parola, informano.
Ciò che fa di noi un individuo pienamente adulto però non può essere solo la quantità di informazioni che abbiamo accumulato. Anche la vita emotiva andrebbe esplorata, sviluppata, educata. Altrimenti diventiamo adulti informati ma internamente rimaniamo fragili, esposti alle tempeste emotive, reattivi nelle relazioni come bambini. Esposti alla manipolazione, al ricatto emotivo, incapaci di vere relazioni, specialmente quando si tratta di passare dal piano mentale a quello del ‘sentire’, dallo scambio di informazioni a quello dei vissuti, dai rapporti formali a quelli intimi.
Un’educazione emotiva dovrebbe insegnare a:
Distinguere e apprezzare l’intera gamma delle emozioni (da quelle che causano maggiori sofferenze individuali e sociali, come rabbia e paura, a quelle che sono più espansive e costruttive, come la gioia)
Sviluppare la capacità di accettarle, gestirle, esprimerle, prenderne le distanze, trasformarle, soprattutto comprenderne la natura transitoria
Costruire un ponte tra corpo / emozione/ immagine di Sé, in modo che ognuno possa costruirsi un vissuto di se stesso realistico, chiaro nei suoi confini, consapevole. Su tale vissuto si basa l’autostima.
Imparare a decodificare, all’interno delle relazioni col prossimo, i meccanismi delle proiezioni, delle manipolazioni e delle identificazioni (che causano rapporti malsani), e sviluppare al loro posto attitudini empatiche profonde. La capacità di ascoltare e ascoltarsi, la capacità di mettersi ‘nei panni’ altrui, di sintonizzarsi sull’interlocutore senza perdere il contatto con se stessi, diventerebbero la base per rapporti sani, pacifici ed equilibrati sia con i propri simili che con l’ecosistema.
Oltre a produrre rapporti umani disastrosi e conflittuali, la mancata educazione emotiva/empatica produce persone anaffettive e insensibili, violente, egoiste e infantili, incapaci di valutare le conseguenze delle proprie azioni sugli altri e sull’ambiente.
Le sfere del lavoro, della politica, dell’economia, dei media, ma anche della quotidianità, sono spesso controllate da individui privi di un’adeguata educazione emotiva, che causano danno e dolore a se stessi, ai figli, al loro prossimo e all’ambiente il cui benessere dipende dalle loro scelte.

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