martedì 6 novembre 2012

Memoria corporea come base della salute mentale

Una cosa è vivere perennemente centrati nella mente portandosi il corpo appresso come un'appendice, come uno strumento da sfruttare, una cosa è vivere centrati nel corpo, vivendo la mente come uno strumento da utilizzare quando necessario. La consapevolezza focalizzata sulla mente è razionale, analitica, selettiva, la consapevolezza basata sul corpo è intuitiva, diffusa, inclusiva.
Una persona sana sa scivolare dall'una all'altra, ma vive prevalentemente nella seconda. Questa permette di rimanere centrati nel presente, in contatto con la realtà e i bisogni, con il flusso dei vissuti fisiologici e propriocettivi, emotivi; imparare a sostenere qui e ora la verità di ciò che il nostro psicosoma esprime, in relazione a se stesso e alla realtà che lo circonda, gradevole o sgradevole che sia, viene chiamato dalla tradizione 'meditazione', e in senso psicodinamico contribuisce a costruire un Sé stabile maturo e flessibile. 
Poiché la memoria corporea si stratifica e si organizza su livelli di complessità e profondità successivi (come in ogni sistema in perenne ricerca di equilibrio), questo processo non ha mai fine. Un nucleo di esperienze corporee piacevoli e libere da sensi di colpa può fornire ad ogni età, ma specie ai bambini, una base neurologica e psicologica che può permettere l'integrazione e la rielaborazione di successive (o pregresse) esperienze traumatiche che sono tanto più difficili da digerire e superare quanto più la persona è radicata nella mente e non nel corpo. 

Esistono infiniti studi sulla relazione inversamente proporzionale tra cure tattili ricevute da cuccioli e livello di aggressività per esempio, come infinite esperienze soggettive sui cambiamenti indotti nella qualità della propria vita dalle esperienze corporee consapevoli. Un lavoro educativo fondato sulla consapevolezza corporea e sulla propria fiducia in essa potrebbe avere vaste conseguenze sia sul livello di coscienza degli individui all'interno della società e del mondo ecologico, sia sulla quantità di aggressività inconscia riversata sul prossimo, sia sulla autoresponsabilità rispetto alla salute, ai propri ritmi vitali, ai propri bisogni. Tale lavoro educativo sarebbe di gran lunga l'attività più rivoluzionaria che si possa immaginare. Un essere umano radicato nella verità del proprio sentire corporeo è difficilmente manipolabile, sfruttabile, falso o attratto da stili di vita per lui insani. 

Gran parte delle pratiche orientate sul corpo dovrebbero essere utilizzate come pratiche educative ( o rieducative), o terapeutiche nel caso che il danno fatto all'integrità del Sé sia più grave. Dagli anni '70 fino a oggi sia la psicoterapia orientata sul corpo sia le cosiddette tecniche olistiche orientate verso il preservare la salute ai sani hanno fatto un grande lavoro teorico e pratico per indirizzare sempre più persone verso una consapevolezza di sé più ampia studiando, utilizzando e ri-utilizzando strumenti vecchi e nuovi. Di tecniche ce ne sono moltissime, ma citerò quelle che ho sperimentato personalmente, il Rolfing (e la sua versione più evoluta la Postural Integration), l'educazione psicofisica Trager/Menatastics, la Tecnica Metamorfica, il Bilanciamento Cranio-sacrale, lo Zero-balancing, la Bioenergetica, lo Shiatzu, le meditazioni catartiche della scuola di Osho, la Vipassana, il Reiki. 
A mio avviso non importa tanto quale tecnica si utilizza (oramai ogni giorno ne spunta una nuova che quasi sempre ricicla e rimastica materiale già sperimentato, dandogli nuovi nomi per rendersi appetibile sul piano commerciale e recintare fette di mercato a colpi di copyright), ma 
1) l'obiettivo per cui si lavora, e cioè un concetto di salute condiviso inteso come un dispiegamento del potenziale umano dove è la persona e non l'accompagnatore a stabilire il percorso  
(2) il livello sul quale si lavora (per esempio dividendo la pratica educativa, rieducativa o terapeutica con buona pace di chi ha bisogno di mettere i recinti - in ogni caso, in un'ottica non autoritaria, non dovrebbero essere le lauree e i diplomi a offrire garanzie di qualità (cosa che non fanno sempre) ma la propria esperienza e il libero mercato. 



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